COS'È IL PISOLINO DA CAFFÈ DI CUI TUTTI PARLANO?
Il segreto di giovinezza è fare la siesta. Ma prima ci vuole un espresso.
di Alice Abbiadati
Non è un caso che le principesse della Disney dormissero, invece che restare vigili attaccate al cellulare, nell'attesa del loro “e vissero felici e contente”. E non è nemmeno un caso che le nostre sagge nonne insegnassero, di ritorno da scuola, l'importanza di neanche mezz'ora di riposo post-pranzo. Perché così facendo, Biancaneve & Co. mantengono la loro pelle tonica e di porcellana, e noi "comuni mortali" percepiamo una nuova carica per affrontare le restanti ore di lavoro pomeridiane.
L'hanno vista lunga anche gli olandesi, che per primi hanno messo a punto vere spa in cui dormire è la cura di bellezza. E tanti brand, specie in America, hanno addirittura realizzato intere sale arredate esclusivamente con divani per far riposare i dipendenti che più ne avessero bisogno. Se in Italia non vantiamo ancora tali buen retiros, basterebbero massimo 20 minuti di ristoro per migliorare non solo la nostra pelle, che mentre dorme scaccia i segni dell’affaticamento, ma anche la soglia di sveglia.
La formula magica vuole però che prima di addormentarsi venga bevuto un espresso, senza latte e senza zucchero. Il nome di questa pratica è stato ribattezzato con il termine pisolino da caffè, o detta all'americana coffee nap, perché seppur sonno e caffeina sembrino due concetti opposti, non potrebbero essere più performanti se abbinati insieme. Lo dicono gli studi: dopo il caffè, 20 minuti (massimo!) di sonno aiutano a rimanere più svegli e grintosi per tutto il resto della giornata.
La formula del pisolino post-coffee, sempre sostenuta dai giapponesi come la miglior chiave per aiutare la concentrazione, è stata confermata alla Loughborough University che, dopo test su persone insonni, ha notato miglior prontezza nei riflessi. Un’altra ricerca, pubblicata nel 2020 sulla rivista Chronobiology International, ha evidenziato che chi fa i turni notte, e prima ha unito il consumo di caffè con una fugace siesta, ha livelli di attenzione quasi duplicati rispetto a chi beve solo un espresso prima di mettersi a lavoro.
Il perché è presto svelato. Una volta che la caffeina ha passato il tratto gastrointestinale, ci mette 30 minuti per andare in circolo nel flusso sanguigno e arrivare al cervello. Lo ha confermato persino l'American Association of Sleep Medicine, che studia incessantemente il sonno. Quindi i minuti che precedono la reazione da caffè nel nostro organismo sono ben spesi con il sonno non profondo.
Se vi state chiedendo "e se dormo 10 minuti in più?". La risposta è che la formula perde la sua magia, un po’ come se si aggiunge una parola in più a un incantesimo ben collaudato. Non funziona perché potrebbe generare un intontimento tale da non beneficiare della forza energetica regalata dalla combo perfetta caffè + pisolino fast.
Lo dice la scienza: vi conviene sperimentarlo, ma prima delle ore 15. Vedetelo come il Cinderella effect e appuntare la sveglia, per non essere poi insonni nelle ore notturne, in cui dormire profondamente è il miglior toccasana per il benessere.